“Quando questo animale fu scoperto alla fine del Settecento, una pelle fu mandata in Gran Bretagna per essere esaminata dalla comunità scientifica. Gli scienziati in un primo momento si convinsero che quell’insieme a prima vista bizzarro di caratteristiche fisiche dovesse essere un falso, prodotto da qualche processo di imbalsamazione. E invece era l’ornitorinco”. (Wikipedia)
Tecniche per diventare un ornitorinco di Elisabetta Consonni è una costellazione di pratiche/esercizi a cui il pubblico è chiamato a partecipare seguendo un percorso diverso per ogni persona. Le diverse postazioni invitano ad un deragliamento rispetto alla logica; delle piacevoli missioni impossibili per andare ad intercettare alcuni aspetti personali del sapere che rifuggono da una funzionalità.L’attenzione viene spiazzata e sorpresa; il proprio sapere perde l’equilibrio lasciando spazio a intuizioni o saperi che non si credeva fossero tali. L’ambiente creato sembra una palestra per liberare una parte della propria conoscenza dal dover servire a qualcosa e saltano, quindi, i criteri che pongono un sapere al centro e gli altri al margine. Nella vertigine del non sapere, si dischiudono possibilità e si creano mondi: anche l’ornitorinco diventa possibile.