NDC_Field_3b_Antonio Brigo

Attuning to/resonating with (Sulcis)
di Nicola Di Croce

Il progetto esplora i concetti di sintonia e risonanza attraverso il suono e l’ascolto, concentrandosi sul territorio del Sulcis e indagando in particolare la sua ecologia acquatica. Partendo dalla complessa compresenza di fiumi e grotte, miniere abbandonate, impianti di energia rinnovabile (eolico ecc.) e nuove industrie (soprattutto nel comparto bellico), la ricerca riflette sulla gestione dell’acqua e sul suo ruolo nella cultura locale così come nella produzione e gestione di energia in un’area fortemente marginale. L’obiettivo è creare uno spazio in cui riflettere, a partire dalle manifestazioni dell’acqua nel territorio, sulla vitalità dei corpi e delle materialità non umane ad essa connesse, sperimentando modi per entrare in rinomanza e stabilire un “dialogo” con i loro specifici suoni e vibrazioni. Intendendo la pratica dell’ascolto come un passo cruciale verso questo obiettivo, l’orizzonte del progetto è di sperimentare un “parlamento delle cose” in cui includere le entità non umane e gli ecosistemi acquatici nei processi decisionali, negoziando con loro nuove forme di convivenza, sempre più necessarie per far fronte alle attuali crisi politiche ed ecologiche.

Nicola Di Croce è ricercatore e sound artist. Dottore di ricerca in pianificazione territoriale e politiche pubbliche, insegna all’Università Iuav di Venezia dove è membro fondatore del centro studi Sound Studies Hub (SSH!). La sua ricerca si concentra sul rapporto tra studi urbani e cultura sonora. Nei suoi progetti accademici, installativi e performativi è interessato ad esplorare approcci sonori, qualitativi, partecipativi e creativi finalizzati all’indagine delle trasformazioni urbane e culturali, alle modalità di accordo e risonanza col non-umano e al miglioramento della vivibilità e dell’inclusività dello spazio pubblico.

www.nicoladicroce.com

Attila Faravelli e Diana Anselmo - Aural Tools

Aural Tools
di Attila Faravelli con Diana Anselmo

Aural Tools è una serie di oggetti portatili in grado di produrre suono. Vengono realizzati in copie multiple non numerate a partire da materiali poveri e sono molto facili da utilizzare da parte di chiunque. Ogni dispositivo è sviluppato insieme a musicist* selezionat* e propone a chi lo usa di assumere una postura di ascolto specifica, costruita in relazione alle attitudini, alle abilità fisiche e agli spazi a disposizione.

Sebbene l’ascolto comporti sempre un coinvolgimento emotivo e cognitivo, gli oggetti della serie richiedono un coinvolgimento materiale diretto da parte di chi li usa, costringendo a una postura di ascolto attiva dal punto di vista fisico e non psicologico. Lungi dal proporre una modalità di ascolto ridotta, oggettiva e disincantata, gli oggetti che saranno realizzati intendono promuovere una forma di cura e di attenzione nei confronti delle inesauribili stratificazioni dei flussi di materia ed energia, in perenne movimento e trasformazione, entro cui siamo immersi e di cui gli esseri umani non sono che una minima parte.

Nel laboratorio Attila Faravelli, con Diana Anselmo, mostrerà una moltitudine di oggetti sonori distribuiti nell’ambiente. Lo scopo è permettere un’esperienza accessibile di attivazione degli spazi e promuovere una consapevolezza della natura essenzialmente relazionale sia della produzione che della percezione del suono.

La proposta del laboratorio è di sviluppare con gli studenti metodologie di lavoro sul suono e di ascolto del paesaggio capaci di stabilire relazioni acustiche non convenzionali, sottili e di aprire l’orizzonte a nuovi aspetti della relazione tra umano e ambiente. Nel laboratorio si svilupperà anche una riflessione sulla possibilità di espandere i formati acustici nell’ambito della disabilità sensoriale.

Per Dalle Acque Attila Faravelli lavorerà con Diana Anselmo, artista visivo e performer queer e Sordo, attivista ed essere umano improvvisato, presidente di Al.Di.Qua. Artists, prima associazione europea di categoria di/per artistə con disabilità.

Per Diana Anselmo, “l’acustica, lungi dal limitarsi alle sole pratiche soniche, influenza profondamente le esperienze di partecipazione e appartenenza – un aspetto ben noto alle persone Sorde.” I regimi di auralità possono diventare luogo di contestazione, poiché come dice Brandon

LaBelle “ascoltare non è un atto innocente”. In questa prospettiva, le prospettive Sorde riposizionano il suono e l’ascolto, mettendo in discussione le concezioni costruite dell’udito

Attila Faravelli vive e lavora a Milano, dove ha studiato composizione elettronica. La sua indagine esplora il suono in quanto fenomeno materiale – ma non oggettivo – fluido e relazionale. Nella sua pratica musicale ed installativa indaga la relazione tra suono, spazio e corpo. Compone ed esegue in solo (il suo lavoro solista è pubblicato da Die Schachtel e Senufo), realizza installazioni sonore con Nicola Martini (Presto!?), suona con Andrea Belfi nel duo Tumble (Die Schachtel), con Nicola Ratti (Boring Machines) e con Matija Schellander (Aural Tools). Con Burkhard Stangl, Mario De Vega ed Angelica Castello è parte del quartetto elettroacustico SQUID (Mikroton Recordings). Collabora inoltre con Enrico Malatesta e Nicola Ratti nel trio ~ Tilde. Ha presentato il suo lavoro in tutta

Europa, USA, Cina e Sud Corea. Nel 2010 ha partecipato alla 12ma Biennale Internazionale di Architettura di Venezia e dal 2011 cura a Milano The Lift, ciclo di concerti di musica sperimentale. Nel 2012 è stato il curatore italiano per il progetto Sounds of Europe. È fondatore e curatore di Aural Tools, una serie di multipli-oggetti sonori che documentano i processi stessi (sia materiali che concettuali) di produzione sonora da parte di musicisti selezionati.

Diana Anselmo è artista visivo e performer Queer e Sordo, attivista ed essere umano improvvisato. Bilingue LIS e Italiano, debutta con la sua prima performance “Autoritratto in 3 atti” (2021) con repliche italiane ed europee. All’estero esordisce con “Le Sacre du Printemps (2022)” di Xavier Le Roy. Recentemente ha esposto la sua prima mostra “Je Vous Aime” presso la Fondazione Sandretto

Re Rebaudengo (2024). È presidente di Al.Di.Qua. Artists, prima associazione europea di categoria di/per artistə con disabilità.

Danae 2024 PeripateticheSaiu Ph Meliti Sara

In agguato.
Tattiche di ascolto e di intervento sonoro
di Fabrizio Saiu

In agguato è un viaggio che unisce la camminata, la ripresa microfonica e l’ascolto in cuffia in un’unica esperienza di esplorazione e di scoperta dell’ambiente sonoro. L’uso di protesi dell’orecchio, di microfoni e di cuffie permette agli esploratori di rivitalizzare un ascolto mediato e consapevole; la ripresa microfonica consente di varcare la soglia dell’udibile e di muoversi nei confini tra prossimità e distanza rispetto a un evento sonoro; l’ascolto in cuffia permette la costituzione di un ambiente acustico condiviso e di un’area d’intervento comune, luogo di azione e di ascolto assieme.

In agguato è un’occasione piacevole e sorprendente per condividere pratiche di ascolto attivo individuali e collettive. L’incontro prevede la pratica di esercizi di ascolto attivo e di produzione sonora in continuo dialogo con l’ambiente sonoro e il gruppo e si conclude con un live set nel quale il passaggio tra il suono ambientale e quello rielaborato elettronicamente si fondono tra loro.

 Fabrizio Saiu è mover, performer e percussionista attivo nel campo della musica sperimentale e in quello della performance. Focalizza la sua ricerca su interventi che ibridano tra loro pratiche di movimento corporeo come l’art du déplacement e il free running, con procedure di produzione e di fruizione attiva del suono e l’interazione con l’ambiente attraverso l’impiego di tecnologie analogiche ed elettroniche. È laureato in Musica Elettronica al Conservatorio Luca Marenzio di Brescia. Dal 2016 è docente di Progettazione di spazi sonori e di Tecniche performative all’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia. Nel 2021 è co-fondatore e co-direttore artistico di BAO: un progetto di promozione culturale nell’ambito delle performing arts e della musica elettroacustica e sperimentale.

Danae 2024 Peripatetiche Saiu Ph. Meliti Sara


Essere pietra

di ultimabaret – Barbara Stimoli e Titta C. Raccagni in collaborazione con Francis Sosta

Essere pietra è un’ulteriore evoluzione della ricerca Pleasure rocks, che dal 2018 esplora la relazione materica tra corpi umani e pietre. Attraverso un nuovo lavoro land specific, l’indagine si svilupperà in particolare intorno alla voce dei corpi minerali, una voce multispecie tra umano e oltre l’umano.
FORMAT (formato del lavoro Installazione performativa land specific)
DURATA 40 min circa
Ai fini della ricerca artistica per la creazione dell’opera in oggetto, è prevista una residenza artistica: una prima parte sarà dedicata alla ricerca del luogo dell’installazione performativa e all’ascolto dei suoni e delle voci di quell’ambiente scelto, con particolare attenzione alla voce relazionale tra le acque e le rocce, una seconda fase sarà dedicata all’esplorazione di una voce comune, una voce multispecie minerale.

ultimabaret è la metamorfosi del duo artistico Titta C. Raccagni e Barbara Stimoli.
La ricerca di ultimabaret si muove tra il confine e le possibilità dello sconfinamento: quello poroso della materia, tra umano e altro dall’umano. Quello sinuoso del piacere, che viene ricercato e risignificato ad ogni esperienza.
Titta C. Raccagni è filmmaker, regista e performer, Barbara Stimoli è danzatrice, coreografa e performer: i due diversi background e i molteplici linguaggi, l’ecletticità e l’esperienza di attivismo e indagine poetica sono continuamente mescolati nelle loro produzioni.
Ultimabaret genera un processo di dis-identificazione dei generi, dei linguaggi, delle discipline e delle categorie. Nata come studio e destrutturazione del linguaggio erotico e pornografico e dei codici e stereotipi di genere, la ricerca si è inizialmente focalizzata sulla creazione di nuovi immaginari legati alla sessualità. In particolare sulla decostruzione visiva del confine corpo. Da qui le performance Pornopoetica e Camera oscura e il film Diario blu(e), presentati tra gli altri a Pergine Spettacolo Aperto, Torino film festival, Visions du réel, Far East festival.
Dal 2018, con l’avvio di Pleasure rocks, progetto nato insieme all’artista visiva Alessia Bernardini e presentato in spazi culturali ibridi (Triennale Milano, Fabbrica del Vapore Milano, Leporello Roma tra gli altri), la ricerca sposta il baricentro sulla relazione tra corpi umani e non umani e in particolare con la materia delle pietre e dei minerali, prendendo direzioni inaspettate e allontanandosi gradualmente dal focus antropocentrico.

Francis Sosta ( she/her) è un’artista transdisciplinare, performer e curatrice attiva tra Berlino e l’Italia. Francis lavora con il suono, la performance e l’installazione audiovisiva intorno ai concetti di ascolto e cura. Attraverso la sua pratica artistica Francis genera e facilita spazi sociali e ambienti non gerarchici per lo scambio di saperi all’interno di pratiche artistiche contemporanee. La sua ricerca reclama uno spazio per la produzione di conoscenza queer, femminista e decoloniale, mettendo in discussione i sistemi di potere, l’ecologia profonda e l’antropocentrismo. È influenzata dalla cultura rave, dai movimenti attivisti e dalle pratiche socialmente impegnate per creare opere d’arte incentrate sul nesso tra comunità, ricerca e produzione artistica. I temi centrali del lavoro di Sosta sono l’anticapitalismo, l’animismo, le tecnologie spirituali, i concetti di cura, archivio e ascolto, che indaga attraverso la ricerca somatica e incarnata.
Francis ha presentato il suo lavoro a livello internazionale e ha esposto in Germania presso lo ZKM di Karlsruhe, l’Orangerie di Gera, il CLB e il Collegium Hungaricum di Berlino, tra le altre sedi.

Ha conseguito una laurea in Storia dell’Arte e un Master in Sound Studies e Sonic Arts. È stata Assistant Curator della piattaforma artistica internazionale Invisibledrum (2022-2023) con sede a Trondheim (NO); è co-fondatrice e curatrice della residenza artistica internazionale “Music for the Not-Yet”, e responsabile editoriale del Sound Studies Forum, il primo gruppo italiano di studio interdiscliplinare sul suono. Dal 2019 presenta il suo laboratorio Listening Practices in varie sedi internazionali, come la Listening Academy a Londra curata da Brandon LaBelle, la Floating University di Berlino e l’Università RUFA a Roma.
custica e sperimentale.

Iride Glauco di Salvo


Iride

di Trifoglio (Marta Bellu, Andrea Sanson, Donato Epiro) in collaborazione con Glauco Salvo e Chiara Venturini

L’ìride è una sfera attraversata dalla luce che permette la visione ma è anche un fiore, un minerale iridescente, alcune specie di animali cangianti, un genere di insetti dell’ordine mantoidei. E’ una generatrice di mondi.
Ìride è un progetto ispirato alla processualità della natura, alla liquidità della forma e alla qualità organica del linguaggio. All’interno di un ecosistema il linguaggio è una qualità organica che nasce dal processo relazionale degli elementi che lo compongono. Ìride nasce dalla relazione con l’ambiente – ecosistema specifico che abita ponendosi all’interno della ricerca di una nuova generazione di linguaggio.

Nel contesto di questo progetto ìride vorrebbe approfondire la linea di ricerca sul tema dell’acqua e degli ecosistemi acquatici che ha attraversato insieme al concetto di fluidità e permeabilità tra: corpo e paesaggio, elementi naturali e artificiali, soggettioggetti della visione e dell’ascolto, ecosistemi reali e possibili. Nello specifico vorremo continuare la ricerca su:

– Ecosistemi di superficie come stagni, acquitrini, ambienti fluviali, ambienti montuosi con acque sorgive: in questo senso proseguiamo una ricerca metamorfica sull’abitare il visibile mettendo in evidenza per contrasto o per similitudine forme, elementi del corpo e del paesaggio, elementi che riflettono e risaltano o che entrano in dialogo mimetico.
– Ecosistemi marini e abissali esplorando l’aspetto del linguaggio della luce e del mostrare l’invisibile intersecandolo con una prima indagine sul notturno in natura: proseguendo la ricerca sulla bioluminescenza e sulla funzione dell’iridescenza in natura, sulla possibilità di dialogare con il paesaggio naturale attraverso l’utilizzo di luci che possano restituire delle apparizioni e delle trasformazioni permettendo al paesaggio di assumere sembianze del tutto aliene e sperimentando la zona del crepuscolo, cioè del passaggio dalla luce naturale a quella artificiale, con l’uso di luci led nel range dell’ultravioletto. Questa ricerca è connessa a quella sull’ibrido interspecifico nella relazione tra corpo (vegetale,
animale, umano, fantastico) e paesaggio. In particolare vorremo affrontare per la prima volta una ricerca sulla luce nel paesaggio naturale oltre a sviluppare l’aspetto della diffusione del suono.

Sulla base di queste ispirazioni vorremo iniziare una collaborazione per realizzare dei prototipi di costumioggetti da indossare e da utilizzare per rendere viventi queste apparizioni di luce. Vorremo lavorare su qualcosa nella soglia tra visibile e invisibile, che possa trasformare il corpo il paesaggio nel passaggio tra la luce naturale e quella artificiale potendo manifestare diverse funzioni e aspetti. Dal punto di vista sonoro svilupperemo l’aspetto della diffusione in ambiente naturale e di come questo si mette in dialogo con il paesaggio sonoro presente, utilizzando un archivio di suoni e musiche create nel corso delle varie tappe di ricerca con suoni digitali e registrazioni ambientali rielaborate. Inoltre inizieremo la scrittura di una composizione basata sui suoni raccolti dai ricercatori di bio-acustica marina dell’area marina protetta di Miramare che intrecciano suoni biologici e antropici.

Per questo abbiamo pensato di iniziare durante la residenza alla collaborazione con Glauco Salvo per quanto riguarda la diffusione in ambiente naturale e l’ecologia del suono e con Chiara Venturini per l’ideazione e la realizzazione di costumi e oggetti per il progetto.

L’ideazione del progetto è cominciata e si è sviluppata nel corso del 2021 insieme ad una fase di studio e di ricerca sugli ecosistemi legati all’acqua, in particolare degli acquitrini che ha poi portato alla realizzazioni dello spettacolo Acquitrini (2023).
Nel corso del 2023 il progetto si è sviluppato concretamente attraverso il supporto di Smart e Progetto BAO con alcune residenze di ricerca in luoghi naturalistici legati all’acqua (le Torbiere del Sebino e il parco fluviale del fiume Oglio), le cascate di Monticelli Brusati, e attraverso la borsa di ricerca Bodyscape, nelle acque delle Alpi Orobie. Il progetto ha attraversato anche altri spazi non convenzionali e più antropizzati come il bosco colenale dell’Orto Botanico di Bologna dove è stata realizzata una performance per Danza Urbana, il giardino del chiostro nel Monastero di San Pietro in Lamosa e spazi museali come la Galleria Giannoni a Novara. In questi spazi abbiamo cercato di far confluire i segni e le forme del linguaggio degli ambienti naturali che abbiamo attraversato, attraverso un linguaggio in evoluzione mescolando, luoghi, elementi viventi, naturali e artificiali.

Glauco Salvo è un musicista attivo nella scena di sperimentazione sul suono, con particolare interesse nei confronti di esperienze d’ascolto non convenzionali, tecniche e tecnologie di registrazione e riproduzione del suono in relazione a percezione e immaginazione.
Dal 2020 raccoglie i suoi lavori su Field Studies, serie indipendente di pubblicazioni audio, laboratori e concerti focalizzati su field recording e musica elettronica; compone e suona dal vivo musica per danza contemporanea e performance, e ha collaborato con artisti come Annamaria Ajmone, Parini Secondo, Gaia Ginevra Giorgi, Erica Meucci/ Laagam, Alessandro Bosetti, Enrico Malatesta, Comaneci, Giovanni Lami.
Con Enrico Malatesta e Giovanni Lami è fondatore di MU, collettivo indipendente dedito alla promozione di pratiche sonore non convenzionali, con il quale cura – in collaborazione con Magma – il festival Elementi.

Marta Bellu è coreografa, danzatrice e psicologa. Si interessa a pratiche di consapevolezza ed espressione che coinvolgono il sistema mente-corpo in senso artistico, ecologico e sociale. La sua ricerca coreografica, in dialogo con la composizione musicale, esplora la relazione tra corpo, suono, luce, ambiente e paesaggio.
Si occupa di danza inclusiva, in particolare con persone con disabilità intellettiva, dal 2015 all’interno del progetto Iniziali, realizzando nel 2021 lo spettacolo I versi delle Mani, sostenuto dal progetto ministeriale Rifrazioni, con la danzatrice con sindrome di Down Laura Lucioli, con cui condivide la conduzione del laboratorio inclusivo Glitter e nuovi progetti di ricerca coreografica inclusiva. Con il gruppo multidisciplinare Trifoglio, col musicista e biologo Donato Epiro e il light designer Andrea Sanson, realizza Acquitrini (2023), Iride (2023) e Where else? (2020). Dal 2019 è artista associata di Versiliadanza e nel 2021 è tra le fondatrici di A Corpo Vivo, con base a Cagliari, con cui realizza progetti e laboratori che intrecciano ecologia e pratica artistica. Dal 2013 collabora come interprete con la coreografa Cristina Kristal Rizzo; ha lavorato con il Gruppo Nanou e nel 2020 con la coreografa svizzera Yasmine Hugonnet. Dal 2015 si occupa di formazione artistica nelle scuole con l’Associazione Fosca e dal 2020 con Tempo Reale. Attualmente, dopo aver concluso un Master in Neuroscienze e Pratiche contemplative, si dedica allo studio e alla pratica del Buddhismo tibetano all’Istituto Lama Tzong Khapa.

Chiara Venturini comincia il suo percorso da sarta di scena nell’opera lirica per poi passare alla danza come assistente del costumista Thomas Mika. Un breve passaggio nel cinema la porta a firmare i costumi per il cortometraggio di Roberto Recchioni “Carne Fredda”. Ritorna quindi al teatro firmando i costumi per lo spettacolo “Corvidae. Sguardi di specie” di e con Marta Cuscunà, un progetto nato dalla ricerca su un modello dalle linee pulite e su un tessuto in grado di sostenere l’estetica semplice ma di impatto, senza tralasciare l’esigenza performativa dell’attrice.

Dal 2019 affianca Romeo Castellucci e la Societas come sarta costumista e assistente costumista negli spettacoli “Buster, initiating Bros”, “Bros”, “MA” e “Berenice”. L’esperienza in Societas la porta ad esplorare il potenziale estetico e narrativo del costume in scena, con una particolare attenzione nella ricerca dei materiali e delle forme, dove la rigorosità del modello esprime tutta la sua forza estetica.